giovedì 10 gennaio 2013

Un giovedì in giallo: E' già buio, dolcezza di Jim Thompson

Buondì!

Nonostante in questi ultimi tempi abbia decisamente svirgolato verso gli YA, il mio primo amore sono comunque loro: I polizieschi, ma quelli fatti bene! E si sa...Il primo amore non si scorda mai perciò ritorna con mia grande gioia la rubrica Un giovedì in giallo!

Un giovedì in giallo è una rubrica creata da Giulie del blog L'albero delle gocciole che consiste nel presentare le ultime novità del genere in questione, quindi polizieschi, thriller, etc...Nel mio piccolo ho però previsto una modifica, ovvero ho deciso di renderla un po' più generica trattando anche vecchi gialli che hanno fatto la storia del genere e, perché no,vorrei proporre anche delle recensioni quando mi è possibile.

Devo fare una piccola precisazione su i dati del libro che andrò a riportare. Io ho letto un'edizione differente. Taaaaantissimo tempo fa per Mondadori in edicola usciva una collana chiamata I classici del giallo. Ogni volume è dedicato ad un autore del genere e costituisce una mini raccolta di tre o quattro suoi romanzi per farlo conoscere. Perciò io ho letto la versione Mondadori, con anche il titolo Mondadori ovvero Prima dell'alba, ma volendo presentare qualcosa che si trova attualmente in commercio (più o meno) ho preferito inserire i dati dell'edizione Fanucci che a Jim Thompson ha anche dedicato un'intera collana. Oggi sono più prolissa del solito, vogliate scusarmi ma è il mio pane :-P

Voto:  su 10
Titolo: E' già buio, dolcezza
Autore: Jim Thompson
Trad.: A. Martini

Editore: Fanucci (Collana: Collezione Jim Thompson)
Pagine: 201 Formato: Brossura
Prezzo: 12,50€
Isbn: 9788834709365

Trama: William Collins è bello, educato, gentile. Ma può facilmente diventare pericoloso, quando perde la calma e lo sguardo si annebbia, e le furie si impossessano della sua vita, delle sue azioni. Ex pugile con un ‘incidente’ mortale alle spalle, Collins è di nuovo a piede libero, e si è unito a un affabile truffatore e a una donna provocante e senza scrupoli. Insieme, progettano un ‘colpo’, un rapimento, un omicidio, e molto, molto di più.
Pubblicato originariamente nel 1955, È già buio, dolcezza è una presentazione ideale del mondo oscuro di Jim Thompson. Gli istinti brutali, la dittatura feroce di un destino insormontabile, i rapporti umani dominati dai cliché e dall'incomprensione reciproca, l’ossessione del denaro come unica sorgente di felicità: tutto questo è mediato e sublimato da una dolorosa tenerezza nella descrizione del male di vivere, da un’accusa sempre appassionata di quel modello imperfetto di esistenza comune che si definisce società umana.
Con questo romanzo - dopo aver acquistato in esclusiva l’opera omnia - la Fanucci Editore ha inaugurato la ‘Collezione Thompson’, una collana dedicata a un maestro indiscusso del noir, così definito in un volume antologico per la prestigiosa Library of America.

"Jim Thompson ha catturato lo spirito del suo tempo, e lo spirito della seconda metà del XX secolo: un senso di vuoto e di smarrimento nella terra dell’abbondanza, di disagio nel cuore del conformismo, di alienazione."
Stephen King

L'autore: Nel settembre del 1952, quando la Lion Books pubblica direttamente in edizione tascabile L’assassino che è in me, Jim Thompson ha quarantaquattro anni, un alcolismo ormai cronico, tre romanzi di nessun successo alle spalle. Nato nel 1908 ad Anadarko, Oklahoma, ha vissuto, attraverso le gesta del padre, sceriffo, avvocato, politicante, speculatore petrolifero, fallito cronico, l’intera traiettoria del capitalismo americano di inizio secolo, fino al suo crollo nel 1929. Per mantenere la famiglia d’origine e poi quella acquisita, è stato costretto a una serie interminabile di mestieri, che lo hanno portato a stretto contatto con il campionario di reietti che popolerà i suoi libri: sindacalisti e vagabondi, piccoli gangster e sceriffi, prostitute e bigotte. All'inizio degli anni Trenta è entrato in contatto – dopo una breve esperienza da studente universitario e aspirante poeta – con il mondo delle riviste pulp, scrivendo soprattutto storie romanzate di delitti realmente avvenuti e pubblicandole su periodici come True Detective. È poi entrato nel Federal Writers’ Project, arrivando a dirigere la sezione dell’Oklahoma; in quel periodo, con ogni probabilità, ha aderito al Partito comunista americano. Proprio dall'incontro tra Marx e Freud, tra l’esplorazione del capitalismo americano e dei suoi mali e la capacità di calarsi negli orrori e nelle dissociazioni della mente umana, Thompson trae la linfa vitale che scorre in tutti i suoi romanzi, a cominciare da Now and on Earth, scritto – vuole la leggenda – in una squallida stanza d’albergo di New York, nell'arco di tre settimane vissute in un perenne stato di stupore alcolico. Chiamato a elencare i suoi modelli letterari, Thompson si limiterà sempre a citare due libri, letti e riletti per tutto il corso della sua vita: Il Capitale e Edipo Re. La forza eversiva di Thompson, la sua capacità di evocare le mille distorsioni del sogno americano, si esaltano e trovano libero spazio nella formula del paperback dei primi anni Cinquanta, nel rapporto con un’industria che lo paga poco ma regolarmente e che accetta i suoi prodotti senza troppe domande e con ancor meno costrizioni. Nel giro di cinque anni, dal 1952 al 1957, Thompson pubblica qualcosa come quindici romanzi, di cui almeno sei (L’assassino che è in me, Notte selvaggia, A Swell-Looking Babe, A Hell of a Woman, The Nothing Man, È già buio, dolcezza) sono considerati dalla critica tra le espressioni più perfette del noir. Nel 1955, Stanley Kubrick, che ha letto L’assassino che è in me e lo considera “il più grande romanzo su una mente criminale che sia mai stato scritto”, assolda Thompson come sceneggiatore per Rapina a mano armata, tratto da un romanzo di Lionel White. L’esperienza viene poi ripetuta due anni più tardi, con Orizzonti di gloria. Benché entrambi i film lascino il segno – e valgano a Kubrick una meritata fama – Thompson non riesce a sfondare a Hollywood, né come sceneggiatore (produrrà solo qualche script televisivo), né come romanziere (dovrà attendere il 1972 perché un suo libro, Getaway, venga portato sugli schermi). Sempre più segnato dall'alcolismo  scrive in modo ormai sporadico, ma riesce ancora a estrarre dal cilindro almeno tre capolavori: lo stesso La fuga, nel 1959, I truffatori nel 1963 (da cui Stephen Frears ha tratto il fortunato Rischiose abitudini, forse la miglior trasposizione da Thompson) e Colpo di spugna nel 1964 (anch'esso tradotto in film da Bertrand Tavernier). Un breve cameo-omaggio nel film Marlowe, poliziotto privato (1975) di Dick Richards, lo ritrae a fianco di Robert Mitchum, due anni prima della morte, nel 1977. Thompson in quel momento è completamente dimenticato nel suo paese – dove i suoi romanzi rimarranno fuori stampa ancora per diversi anni, prima della riscoperta – ma oggetto di un tenace culto in Europa, e soprattutto in Francia.

Recensione: E’ a causa di letture come queste che vorrei mangiarmi le mani per aver fatto passare così tanto tempo prima di leggere un libro e per averlo addirittura lasciato a prendere polvere. Quando si è compratori compulsivi non ci si rende conto del danno che ci si fa accumulando libri su libri in attesa di essere aperti, magari dopo 5 anni. Ho lasciato passare 5 anni prima di poter immergermi in questo piccolo capolavoro del genere noir.
Ed immergermi è la parola adatta dato che non sono riuscita a staccarmi dal libro; ero al fianco di quei personaggi dalla vita tormentata ed in attesa di un’unica azione per riscattarsi, nonostante loro non lo sapessero ancora. E quando questa arriva riserva un finale brillante ed inaspettato. Un finale amaro e nel quale non si può fare a meno di amare l’antieroe della storia che nonostante sia costruito sulla base dei cliché del genere non riesce a farsi disprezzare.
Forse tutto ciò è semplicemente dovuto all'abile penna di Thompson che narra la storia dal punto di vista di Collie ed in prima persona. La sua incomprensione è stata la mia, come anche la sua mancanza di fiducia nei confronti di coloro che associano alla parola matto lo stato di stupidità. In realtà Collie è tutto fuorché stupido, è paranoico. Lui elabora meglio di coloro che dovrebbero essere sani di mente trovando ogni volta la soluzione giusta per lui, anche se disperata.
Thompson con i suoi personaggi rappresenta il peggio dell’umanità, la parte egoista ed avida, ma anche quella semplicemente brutta perché dedita al vizio. E qual è il vizio per eccellenza nel genere noir? L’alcool. Si respira alcool, se ne beve ad ogni intervento di Fay e per osmosi rilascia tensione e violenza. Una violenza che può essere latente, visibile nelle espressioni tirate e nelle parole cattive, ma anche manifesta dato che nonostante tutto Collie è pur sempre un ex pugile.
Ho iniziato questo nuovo anno con una lettura intrigante fatta un po’ per caso, ma della quale sicuramente non mi scorderò.

Pagina 69

Questa recensione partecipa alla:
- Hogwarts Reading Challenge ideata da Denise di Reading is believing.

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