Finalmente ritorno operativa con gli appuntamenti settimanali, speriamo!
Per l'occasione provo anche una cosa nuova, ovvero la pubblicazione programmata perchè domani (cioè oggi) starò fuori tutto il giorno e sicuramente non avrò la forza di creare il post la sera. Perciò se riscontrate degli sfasamenti temporali me lo dite? Mercì *-*
Come ogni (quasi) Lunedì è arrivato il momento di ripercorrere i consigli libreschi che il nostro caro professor Piero Dorfles dà durante la trasmissione Per un pugno di libri, che ricordo andare in onda la Domenica alle 18 su Rai3. Come ogni appuntamento con questa rubrica però inizio presentando il libro di puntata dato che i libri che il professore suggerisce sono legati in qualche modo ad esso.
Autore: Piero Chiara
Editore: Mondadori (Collana: Oscar Scrittori Moderni)
Pagine: 168 Formato: Brossura
Prezzo: 8,50€
Isbn: 978880448578
Trama: Estate 1946. La guerra è appena terminata e sulle rive del Lago Maggiore si torna faticosamente a vivere. Il protagonista di questo maturo e sapido romanzo di Piero Chiara è un giovane sui trent'anni che solca le acque del lago per diporto; gettata l'ancora nel porticciolo di Oggebbio, viene invitato a Villa Cleofe dall'enigmatico dottor Orimbelli, che lì vive con la moglie, acida e molto più anziana di lui, e la bella cognata Matilde, vedova. Il giovane si sente nel contempo attratto e respinto dal mistero che si respira nelle stanze di quella villa, ma finisce con l'accettare l'ospitalità di Orimbelli. Giorno dopo giorno l'amicizia tra i due si consolida, anche perché entrambi non tardano a riconoscersi come accaniti dongiovanni. Un tragico avvenimento viene però a turbare il clima tranquillo della villa, e quello che fino a quel momento è stato un fine ritratto della vita di provincia assume all'improvviso i contorni del "giallo". Cos'è avvenuto veramente nella darsena? Chi era l'uomo in bicicletta intravisto sulla strada del lungolago?
L'autore: Piero Chiara nacque a Luino nel 1913 e morì a Varese nel 1986. Scrittore tra i più amati e popolari del dopoguerra, esordì in narrativa piuttosto tardi, quasi cinquantenne, su suggerimento di Vittorio Sereni, suo coetaneo, conterraneo e grande amico, che lo invitò a scrivere una delle tante storie che Chiara amava raccontare a voce. Da Il piatto piange (Mondadori, 1962), che segna il suo esordio vero e proprio, fino alla morte, Chiara scrisse con eccezionale prolificità, inanellando un successo dopo l'altro.
Autore: Sophie Divry
Traduttore: G. Barbiani
Editore: Einaudi (Collana: Stile libero Big)
Pagine: 72 Formato: Brossura
Prezzo: 10,00€
Isbn: 9788806209209
Trama: «Il fatto è che la gente è sola. Terribilmente sola».
È una querula bibliotecaria di provincia la donna che parla dalla prima all'ultima riga di questo incantevole monologo. Il suo interlocutore è un ragazzo che usa il seminterrato della biblioteca come bivacco notturno. A lui la custode si rivolge mischiando vita privata, libri, invettive. E la confessione di un tenero rapimento verso uno studente di cui però contempla solo la nuca. La sua voce ci arriva sommessa, un po' nevrotica, la voce di una donna ferita da un amore andato male, chiusa in un riserbo che solo i suoi amati romanzi riescono a scheggiare. Li ama, li classifica, li commenta convinta che solo l'ordine monastico della biblioteca è medicina per il caos dei sentimenti e degli uomini tutti. E poi d'un tratto la sua voce si accende e dalla donna autoreclusa nel sottosuolo esce una pasionaria della letteratura, una tenace sentinella del silenzio, che dalla sua misera trincea di provincia difende la vertigine della bellezza letteraria contro il chiassoso vociare della subcultura di massa.
Dal sottosuolo di una biblioteca di provincia, la storia di un'anima ferita dalla vita e dagli uomini.
È una querula bibliotecaria di provincia la donna che parla dalla prima all'ultima riga di questo incantevole monologo. Il suo interlocutore è un ragazzo che usa il seminterrato della biblioteca come bivacco notturno. A lui la custode si rivolge mischiando vita privata, libri, invettive. E la confessione di un tenero rapimento verso uno studente di cui però contempla solo la nuca. La sua voce ci arriva sommessa, un po' nevrotica, la voce di una donna ferita da un amore andato male, chiusa in un riserbo che solo i suoi amati romanzi riescono a scheggiare. Li ama, li classifica, li commenta convinta che solo l'ordine monastico della biblioteca è medicina per il caos dei sentimenti e degli uomini tutti. E poi d'un tratto la sua voce si accende e dalla donna autoreclusa nel sottosuolo esce una pasionaria della letteratura, una tenace sentinella del silenzio, che dalla sua misera trincea di provincia difende la vertigine della bellezza letteraria contro il chiassoso vociare della subcultura di massa.
Dal sottosuolo di una biblioteca di provincia, la storia di un'anima ferita dalla vita e dagli uomini.
L'autrice: Sophie Divry ha trent'anni e vive a Lione. La custode di libri è il suo primo romanzo.
Autore: Andrea Vitali
Editore: Garzanti (Collana: Narratori Moderni)
Pagine: 396 Formato: Rilegato
Prezzo: 17,60€
Isbn: 9788811681526
Trama: Lidio Cervelli è figlio unico di madre vedova. Un bravo ragazzo, finché alla festa organizzata al Circolo della Vela non arriva Helga: bella, disinibita e abbastanza ubriaca. Prima che finisca la cena, sono in riva al lago: una notte indimenticabile, in cui le chiappe di Helga rilucono come due mezzelune.
Lirica, la severa madre di Lidio, abile e ricca imprenditrice dell'edilizia, ha vedute molto diverse. Suo figlio deve trovare una moglie «made in Italy», una ragazza come si deve. Magari la nipote del professor Eugeo Cerretti, Eufemia, un ottimo partito con un piccolo difetto: è brutta da far venire il mal di pancia solo a guardarla. Ma forse Lidio ha trovato il modo per uscire dalla trappola e realizzare tutti i suoi sogni: durante un sopralluogo per un lavoro di ristrutturazione, in un muro maestro scova un gruzzolo di monete d'oro, nascosto chissà da chi e chissà quando.
Intorno a questo quintetto e al tesoro di Lidio, un travolgente coro di comprimari. A cominciare dalle due donne più belle del paese: Olghina, giovane sposa del potente professor Cerretti, che fa innamorare Avano Degiurati, direttore della Banca del Mandamento; e Anita, la moglie del muratore Campesi, di cui si incapriccia Beppe Canizza, il focoso segretario della locale sezione del Partito. E poi l'Os de Mort, di professione «assistente contrario», cuochi e contrabbandieri, l'astuto prevosto e l'azzimato avvocato... Immancabili, a vigilare e indagare, i carabinieri guidati dal maresciallo Maccadò.
Tra piccoli e grandi misteri, piccoli e grandi segreti, in un vortice di amori e tradimenti, Andrea Vitali costruisce un'imprevedibile caccia al tesoro, per uno dei suoi romanzi più divertenti.
Olghina, giovane sposa del professor Cerretti, che accende il desiderio del direttore di banca Avano Degiurati? Oppure Anita, la moglie del muratore Campesi, di cui s'incapriccia Beppe Canizza, barbiere nonché segretario della sezione locale del Partito?
Nascosto in un muro, Lidio trova un gruzzolo di monete d'oro, nascosto chissà da chi e chissà quando. Con quel tesoro potrebbe realizzare tutti i suoi sogni... o mettersi in un mare di guai!
Lirica, la severa madre di Lidio, abile e ricca imprenditrice dell'edilizia, ha vedute molto diverse. Suo figlio deve trovare una moglie «made in Italy», una ragazza come si deve. Magari la nipote del professor Eugeo Cerretti, Eufemia, un ottimo partito con un piccolo difetto: è brutta da far venire il mal di pancia solo a guardarla. Ma forse Lidio ha trovato il modo per uscire dalla trappola e realizzare tutti i suoi sogni: durante un sopralluogo per un lavoro di ristrutturazione, in un muro maestro scova un gruzzolo di monete d'oro, nascosto chissà da chi e chissà quando.
Intorno a questo quintetto e al tesoro di Lidio, un travolgente coro di comprimari. A cominciare dalle due donne più belle del paese: Olghina, giovane sposa del potente professor Cerretti, che fa innamorare Avano Degiurati, direttore della Banca del Mandamento; e Anita, la moglie del muratore Campesi, di cui si incapriccia Beppe Canizza, il focoso segretario della locale sezione del Partito. E poi l'Os de Mort, di professione «assistente contrario», cuochi e contrabbandieri, l'astuto prevosto e l'azzimato avvocato... Immancabili, a vigilare e indagare, i carabinieri guidati dal maresciallo Maccadò.
Tra piccoli e grandi misteri, piccoli e grandi segreti, in un vortice di amori e tradimenti, Andrea Vitali costruisce un'imprevedibile caccia al tesoro, per uno dei suoi romanzi più divertenti.
Chi sposerà Lidio Cerevelli?
La bella e disinibita Helga, che piomba in paese da Zurigo nel giorno più caldo dell'estate? Oppure, come vorrebbe sua madre Lirica, la nipote del professor Cerretti, Eufemia, un ottimo partito ma brutta da far venire il mal di pancia solo a guardarla?
Chi è la più bella del paese?
Olghina, giovane sposa del professor Cerretti, che accende il desiderio del direttore di banca Avano Degiurati? Oppure Anita, la moglie del muratore Campesi, di cui s'incapriccia Beppe Canizza, barbiere nonché segretario della sezione locale del Partito?
Che fine farà il tesoro che ha trovato Lidio?
Nascosto in un muro, Lidio trova un gruzzolo di monete d'oro, nascosto chissà da chi e chissà quando. Con quel tesoro potrebbe realizzare tutti i suoi sogni... o mettersi in un mare di guai!
L'autore: Andrea Vitali è nato nel 1956 a Bellano, sulla riva orientale del lago di Como, dove esercita la professione di medico di base. Ha pubblicato Il meccanico Landru (1992), A partire dai nomi (1994), L'ombra di Marinetti (1995, premio Piero Chiara), Aria del lago (2001) e, con Garzanti, Una finestra vistalago (2003, premio Grinzane Cavour 2004, sezione narrativa, e premio letterario Bruno Gioffrè 2004), Un amore di zitella (2004), La signorina Tecla Manzi (2004, premio Dessì), La figlia del podestà (2005, premio Bancarella 2006), Il procuratore (2006, premio Montblanc per il romanzo giovane 1990), Olive comprese (2006) e Il segreto di Ortelia (2007), La modista (2008, premio Ernest Hemingway) e Dopo lunga e penosa malattia (2008).
Nel 2008 gli è stato conferito il premio letterario Boccaccio per l'opera omnia.
Nel 2008 gli è stato conferito il premio letterario Boccaccio per l'opera omnia.
Autore: John Banville
Traduttore: I. A. Piccinini
Traduttore: I. A. Piccinini
Editore: Guanda (Collana: Narratori della Fenice)
Pagine: 294 Formato: Brossura
Prezzo: 18,00€
Isbn: 9788860886903
Trama: Dick Jewell, magnate dell’editoria nel fiore degli anni, è morto: il cadavere, orrendamente mutilato, giace riverso nell'ufficio sopra le scuderie nella sua tenuta di campagna, il fucile ancora stretto tra le mani. All'apparenza parrebbe un suicidio, ma qualcosa non torna: Diamond Dick, come lo chiamavano i suoi detrattori, non era proprio il tipo da commettere atti inconsulti e non ha lasciato neanche un messaggio di commiato. D’altro canto, nessuno tra famigliari, dipendenti, concittadini e rivali in affari sembra particolarmente affranto per la sua scomparsa.
Per l’anatomopatologo Quirke e l’ispettore Hackett, strappato suo malgrado a un placido pomeriggio domenicale di pesca, il bandolo da dipanare è quantomai intricato, perché tutto ciò che ruota intorno a Jewell e alle sue presunte attività benefiche rivela, a uno sguardo più attento, un lato oscuro, corrotto. E coloro che ne hanno a vario titolo condiviso l’intimità appaiono avvinti in un’inestricabile spirale di odio, vendetta e senso di colpa. Un gorgo che arriverà a sfiorare persino Phoebe, la figlia di Quirke, ancora una volta sua involontaria e preziosa alleata nelle indagini; David Sinclair, lo schivo e ignaro assistente; e in cui rischierà di cadere lo stesso anatomopatologo, fatalmente attratto dall’algida e fascinosa moglie di Jewell, la misteriosa Françoise d’Aubigny. E la verità, inseguita fino a Cap Ferrat, sarà per Quirke la conferma di un presentimento: di chi, pur sapendo, ha scelto di «passare dal lato della notte».
Un brano: Quando si sparse la notizia che avevano trovato Richard Jewell con il grosso della testa saltata via e un fucile da caccia stretto tra le mani esangui, pochi, fuori dalla cerchia famigliare, e pochi anche all’interno, ritennero la sua scomparsa ragione di cordoglio. Jewell, noto ai più salaci tra i suoi detrattori come Diamond Dick, era stato un uomo facoltoso. La maggior parte dei soldi l’aveva ereditata dal padre, il famigerato Francis T. Jewell, detto Francie il viveur, già sindaco e proprietario di una serie di giornali di grande successo tra cui lo scurrile e temutissimo «Daily Clarion», il quotidiano più venduto in città. Il vecchio Jewell era stato una sorta di pietra grezza, incline a violente vendette e ostile ai sindacati, ma il figlio, benché altrettanto spregiudicato e venddicativo, aveva cercato di dare lustro alla famiglia con iniziative filantropiche ben pubblicizzate. Richard Jewell era famoso per i contributi a orfanotrofi e scuole per ragazzi portatori di handicap, mentre il Padiglione Jewell dell’ospedae della Sacra Famiglia era all’avanguardia nella lotta alla tubercolosi. In una città assediata dalla povertà e da cronici problemi sanitari, opere come queste avrebbero dovuto fare di Dick Jewell un eroe ma, ora che era morto, molti tra i suoi concittadini si dichiaravano pronti a ballare sulla sua tomba.
Per l’anatomopatologo Quirke e l’ispettore Hackett, strappato suo malgrado a un placido pomeriggio domenicale di pesca, il bandolo da dipanare è quantomai intricato, perché tutto ciò che ruota intorno a Jewell e alle sue presunte attività benefiche rivela, a uno sguardo più attento, un lato oscuro, corrotto. E coloro che ne hanno a vario titolo condiviso l’intimità appaiono avvinti in un’inestricabile spirale di odio, vendetta e senso di colpa. Un gorgo che arriverà a sfiorare persino Phoebe, la figlia di Quirke, ancora una volta sua involontaria e preziosa alleata nelle indagini; David Sinclair, lo schivo e ignaro assistente; e in cui rischierà di cadere lo stesso anatomopatologo, fatalmente attratto dall’algida e fascinosa moglie di Jewell, la misteriosa Françoise d’Aubigny. E la verità, inseguita fino a Cap Ferrat, sarà per Quirke la conferma di un presentimento: di chi, pur sapendo, ha scelto di «passare dal lato della notte».
Un brano: Quando si sparse la notizia che avevano trovato Richard Jewell con il grosso della testa saltata via e un fucile da caccia stretto tra le mani esangui, pochi, fuori dalla cerchia famigliare, e pochi anche all’interno, ritennero la sua scomparsa ragione di cordoglio. Jewell, noto ai più salaci tra i suoi detrattori come Diamond Dick, era stato un uomo facoltoso. La maggior parte dei soldi l’aveva ereditata dal padre, il famigerato Francis T. Jewell, detto Francie il viveur, già sindaco e proprietario di una serie di giornali di grande successo tra cui lo scurrile e temutissimo «Daily Clarion», il quotidiano più venduto in città. Il vecchio Jewell era stato una sorta di pietra grezza, incline a violente vendette e ostile ai sindacati, ma il figlio, benché altrettanto spregiudicato e venddicativo, aveva cercato di dare lustro alla famiglia con iniziative filantropiche ben pubblicizzate. Richard Jewell era famoso per i contributi a orfanotrofi e scuole per ragazzi portatori di handicap, mentre il Padiglione Jewell dell’ospedae della Sacra Famiglia era all’avanguardia nella lotta alla tubercolosi. In una città assediata dalla povertà e da cronici problemi sanitari, opere come queste avrebbero dovuto fare di Dick Jewell un eroe ma, ora che era morto, molti tra i suoi concittadini si dichiaravano pronti a ballare sulla sua tomba.
L'autore: John Banville è nato a Wexford, in Irlanda, nel 1945. Ha pubblicato il suo primo libro, Long Lankin, nel 1970. Altri suoi titoli sono Doctor Copernicus e Ghosts; con Il mare ha vinto il Booker Prize nel 2005.
A domani ^^
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